Salute

Lo yogurt fa bene al fegato? Ecco la risposta dell’esperto

La notizia di oggi è che lo yogurt, alimento conosciuto in tutto il mondo, se consumato in maniera regolare sostiene il prevenire delle malattie del fegato, come il fegato grasso, che rivedono il una buona percentuale degli italiani e che giungeranno verso 30% nel 2030.

La notizia è prodotta da uno studio fatto da un noto studio di ricerca Assolatte. La ricerca, specialmente, svela che più accrescono i consumi di yogurt, i quali sono stati calcolati da meno di uno a più di 4 vasetti alla settimana, più si diminuisce, e in maniera dose-dipendente, la cadenza della NAFLD, la steatosi epatica non alcolica, che determina un accumulo di grasso nel fegato, di cui pena un quarto della popolazione globale, bambini compresi.

Una conseguenza a livello numerico rimane uguale sia se si prediligono yogurt totali sia se si mangiano quelli in parte scremati.

Lo yogurt fa bene al fegato? Ecco la risposta dell’esperto


Lo studio è rilevante sia perché è il primo a comprovare le ricadute benefiche dell’utilizzo di yogurt sul fegato sia perché è di modello trasversale, siccome ha sovrapposto i dati sul consumo di yogurt di 24.389 uomini e donne adulti con quelli attinenti proprio al tipo di stile di vita, ai parametri antropometrici e ai primi valori metabolici.

Secondo appunto tali ricercatori, il risultato preventivo dello yogurt sulla NAFLD si deve al benessere contro i batteri lattici e del calcio.

Difatti, i batteri attuano un’azione antinfiammatoria, antiossidante e regolamentano l’attività del sistema immunitario, nello stesso tempo il calcio coopera a spingere l’ossidazione del grasso in qualsiasi parte del corpo, compreso anche il fegato.

A tale effetto diretto del calcio si congiunge quello specificato dalla mescolanza tra calcio e vitamina D, che, stando a diversi studi, operano in sinergia e sono in linea diretta implicati nella protezione del fegato grasso.

La steatosi epatica non alcolica implica due differenti patologie. La prima è la steatosi epatica non alcolica, ovvero il “fegato grasso” non legato ad effettivo eccesso di alcol: eguaglia il 25% degli italiani e si protrae rapidamente, tanto che si pensa colpirà il 30% degli italiani entro una decina di anni.

Meno sparsa è la seconda patologia, la steatoepatite non alcolica. Dunque taleindagine innovativa, che ha comportato a dei risultanti ottimali per la difesa delle patologie contraddistinte dall’accumulo di grasso nel fegato in assenza di abuso di alcol e che garantisce il ruolo importantissimo e vantaggioso dei latticini sulla salute del nostro caro organismo.

 

Cinzia Arienzo

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